Le ragioni del Comunismo

 Una gigantesca campagna di disinformazione è stata portata avanti negli ultimi decenni dai governi occidentali (soprattutto dal governo degli Stati Uniti) e dagli organi di stampa al loro servizio, a proposito di una presunta minaccia sovietica alla pace e del pericolo che l'Armata Rossa potesse invadere l'Europa in qualsiasi momento.
Adesso sappiamo, grazie alla rivelazione di documenti segreti del governo americano, che le cose stavano esattamente al contrario.
Nei giornali del 3 aprile 1994 comparve un titolo ricorrente: "La minaccia russa? Fu un’invenzione tutta americana" (l'Unità, pag. 4, a firma di Adriano Guerra).
La fonte cui fa riferimento l'articolo è una nota apparsa su Foreign Affairs, organo del Council on Foreign Relations. Si tratta quindi di una fonte governativa americana.
D'altra parte, poco tempo prima si era saputo, grazie alle rivelazioni dei fisici americani Daniel Axelrod e Mikio Kaku, dell'esistenza di 18 piani per l'annientamento nucleare dell'URSS, con la previsione di circa 60 milioni di morti.
L'Unione Sovietica, vale a dire il paese in cui già nel 1928 esisteva la giornata lavorativa di 7 ore, che fu ridotta a 6 ore con un decreto governativo per i minatori e i boscaioli (mentre nell'Inghilterra capitalista i minatori lavoravano 12-13 ore al giorno e anche i bambini scendevano in miniera), veniva presentata come una grande prigione per i lavoratori.
Rispondendo alla propaganda anticomunista dell'epoca, Concetto Marchesi, il grande studioso della civiltà greca e romana, Rettore dell'Università di Padova, che abbandonò nel 1943 per partecipare alla Lotta Partigiana, scriveva nel 1950:
"L'Unione Sovietica, le repubbliche democratiche orientali non sono Stati socialisti, ma dittature barbariche. Altrove, nelle benedette zone occidentali, turbe innumerevoli di disoccupati attendono, sorretti dalla pazienza e dalla speranza, i giorni migliori del lavoro santificato dalla fede; là, masse lavoratrici vivono condannate ai lavori forzati....
Ma come? Questo comunismo, questo socialismo, che ha invaso tanta parte dell'Europa e dell'Asia, che possiede così paurosa forza militare, che sa morire combattendo e sa vincere, che ha potuto arrestare e spezzare la più micidiale macchina di guerra che abbia minacciato il mondo... è veramente una pazzia che invade la terra, una frenesia di barbarica distruzione? Può essere che sia così? Si son fatta questa domanda i signori ministri, cardinali, generali, i reverendi padri gesuiti, gli agenti di cambio e quelli della forza pubblica, accomunati stranamente insieme: tutti questi padroni e servitori fusi in unica confraternita?
Qualcuno ha già risposto che può essere, e ne dà la ragione.
In un settimanale cattolico di avanguardia si parla del fatale tramonto dell'ideologia comunista che "si riduce necessariamente a materia: salari, posti, attribuzioni di quattrini e di forza. La botte dà il vino che ha: dalla materia non esce lo spirito, dall'economia non scaturisce una fede, quella fede che conquista le coscienze, fino al sacrificio."
Pare di sognare. Dunque non hanno fede gli operai, i contadini, gli organizzatori comunisti, e non conoscono sacrifizi, ma salari, posti, quattrini: come sanno le galere italiane che nel ventennio fascista furono una vera cuccagna per i profittatori del comunismo."
(Concetto Marchesi, La confraternita degli schiavi, in Umanesimo e comunismo, Editori Riuniti, p.64)
Oggi i membri di questa "confraternita degli schiavi", come la chiamava Marchesi, continuano a parlare degli “orrori” delle dittature comuniste. E i più accaniti sono proprio gli ex membri dei partiti comunisti, che, avendo abiurato, sono pronti a spararle più grosse degli esponenti della destra, a giurare in televisione che i comunisti mangiavano i bambini, a ringraziare commossi il Papa per averli liberati dal "mostro bolscevico".
Proprio in questi giorni, in concomitanza con la campagna elettorale, si stanno verificando miracolose conversioni di sedicenti marxisti, che sono stati folgorati dalla fede come San Paolo sulla via di Damasco.
Ma i fatti hanno la testa dura e i conti alla fine non tornano per i propagandisti dell'anticomunismo.
Come spiegare il fatto che diversi scrittori, giornalisti, intellettuali, che non erano simpatizzanti del comunismo, avendo visitato la Russia negli anni '30, '40 e '50, scrissero al ritorno in patria articoli e commenti sostanzialmente positivi su quel sistema?
Forse i bolscevichi li avevano sottoposti a un lavaggio del cervello?
E come spiegare il fatto che diversi e famosi dissidenti anticomunisti russi abbiano scritto in questi ultimi anni che il popolo russo viveva molto meglio nel periodo del socialismo piuttosto che nella nuova "democrazia"?
Come spiegare il fatto che nessuno degli pseudostorici che si sono specializzati nel conteggio delle vittime del comunismo è stato in grado di fare un bilancio anche approssimativo delle vittime dell'anticomunismo? Eppure, i dati sono chiari.
Basta pensare che solo in Indonesia, dopo il colpo di stato del generale Suharto del 1965, diretto e finanziato dalla CIA per liberare il paese dal pericolo comunista, sono state assassinate, secondo valutazioni abbastanza prudenti, dalle 600.000 alle 900.000 persone in pochi giorni.
A queste aggiungiamo pure i milioni di morti vietnamiti e gli ustionati dalle bombe al napalm, i democratici assassinati in Cile, i desaparecidos argentini.
Bisogna aggiungere anche i milioni di morti e mutilati causati dall'intervento militare con cui, dal 1918 al 1921, 17 nazioni del "mondo libero" - senza neanche dichiararle guerra - tentarono di strangolare la giovane Repubblica dei Soviet.
E che dire dei morti spagnoli, massacrati dai mercenari di Franco e dagli aerei italiani e tedeschi che bombardavano indifese popolazioni civili, con la benedizione delle "democrazie occidentali" e di papa Pio XII che, nel suo messaggio di congratulazioni agli assassini, inviava le sue "paterne felicitazioni per il dono della pace e della vittoria con cui Dio ha voluto coronare l'eroismo cristiano della vostra fede"?
Ma per certi uomini "di sinistra", ammiratori dell’Opus Dei ed entusiasti lettori dell’Osservatore Romano, questi morti non meritano di essere ricordati.
Meglio commemorare "vittime del comunismo" come Imre Nagy che nel 1956, in Ungheria, si mise alla testa di una "rivolta popolare" in cui squadre perfettamente organizzate - come a Berlino nel 1933 - bruciavano i libri marxisti e davano la caccia ai comunisti e agli ebrei.
Questo libro non vuole essere un libro "obiettivo" o "al di sopra delle parti", come si usa dire, ma si propone semplicemente di far conoscere ai lettori, sopratutto ai giovani, quale è stata realmente - al di là di speculazioni e distorsioni - l'azione dei comunisti nel periodo in cui l'Europa era governata da regimi fascisti e reazionari, e quale è stato il ruolo dell'Unione Sovietica come paese in cui per la prima volta si è costruito un sistema in cui era bandito lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo.
In questo libro vengono citati numerosi documenti - anche di parte avversa - che dimostrano senza ombra di dubbio come l'Unione Sovietica sia stato l'unico paese a lottare coerentemente per impedire la II guerra mondiale, scatenata poi dal nazifascismo con l'aiuto dei suoi complici "democratici", e la forza determinante nell'assestare un colpo demolitore alle armate hitleriane, fino a quel momento invincibili.
Oggi nessuno storico onesto nega che il ruolo dell'Unione Sovietica è stato decisivo per la sconfitta del fascismo, che l'Unione Sovietica ha sopportato da sola per ben tre anni, in Europa, tutto il peso della guerra, mentre gli anglo-americani rifiutavano ostinatamente di aprire il secondo fronte in Europa, pur avendo truppe ed armamenti in abbondanza, come dimostrano i documenti qui citati.
Oggi nessuno storico onesto, anche se di orientamento politico ben lontano dal socialismo, nega che in tutti i paesi europei i comunisti sono stati i più coerenti e intransigenti combattenti contro il fascismo.
Basta dire che in Italia, secondo fonti non sospette, più del 90% dei condannati dal Tribunale Speciale fascista erano comunisti.
Se questo libro contribuirà a far conoscere qual'è stata realmente - in un periodo in cui le tenebre del fascismo e della reazione sembravano aver coperto tutta l'Europa - l'azione dei bolscevichi russi e di altre figure di enorme statura politica e morale, come Antonio Gramsci, Giorgio Dimitrov, Karl Liebknecht, questo autore si potrà considerare pienamente soddisfatto del suo lavoro.

Introduzione
Le Ragioni del Comunismo - Introduzione.
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Capitolo 1 - La rivoluzione d’Ottobre
Le Ragioni del Comunismo - 1 - capitolo.
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Capitolo 2 - La costruzione del Socialismo in un solo paese
Le Ragioni del Comunismo - 2 - capitolo.
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Capitolo 3 - Gramsci e l'Ordine Nuovo
Le Ragioni del Comunismo - 3 - capitolo.
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Capitolo 4 - L'internazionale comunista contro il fascismo
Le Ragioni del Comunismo - 4 - capitolo.
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Capitolo 5 - Verso la Seconda Guerra Mondiale
Le Ragioni del Comunismo - 5 - capitolo.
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Capitolo 6 - Dietro le quinte della Seconda guerra mondiale
Le Ragioni del Comunismo - 6 - capitolo.
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Capitolo 7 - La rinascita del fascismo in europa e negli Usa
Le Ragioni del Comunismo - 7 - capitolo.
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Capitolo 8 - Il revisionismo Jugoslavo
Le Ragioni del Comunismo - 8 - capitolo.
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Capitolo 9 - Il colpo di Stato di Chrušcëv e il XX Congresso
Le Ragioni del Comunismo - 9 - capitolo.
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Bibliografia
Le Ragioni del Comunismo - Bibliografia
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